la pausa caffè, come qualunque altra circostanza in cui scambi quattro parole con colleghi o simili (della brutta specie di informatici o pseudotali), diventa momento in cui viene naturale parlare immettendo nelle frasi gli strumenti (decine e decine, noiosamente) che usi per comunicare, scrivere, leggere, annotare, lavorare…
in quei momenti ti accorgi che ci sono tante persone che vivono in un recinto, sapientemente costruito, entro al quale pian piano viene clonato tutto ciò che si afferma nel mondo circostante; clonato nell’idea, rimarchiato, blindato nei percorsi, nei contenuti e nelle piattaforme
è il recinto magico dell’utente windows
negli ultimi mesi ho avuto di che stupirmi, non avrei mai immaginato di registrare un simile campionario di menti così limitate pur in persone molto capaci e brillanti: il recinto che l’accogliente e accomodante casa di redmond costruisce intorno ai suoi pupilli, siano essi utenti finali, sviluppatori o sistemisti, comprende TUTTO per definizione; non importa se fuori da quel recinto c’è un web2.0 che ha cambiato il modo di usare il web e ci ha fatto sopra un bel business, non importa se ci sono milioni di persone che comunicano tra di loro con protocolli aperti anche grazie a quella “cattivona” azienda di nome google, non importa che ci siano client multiprotocollo liberi ed efficientissimi per istant messaging, voip, email, twittare, il tutto in straordinaria convergenza
non importa perchè sviluppare significa .NET, chattare è MSN e il suo fallace messenger, i blog non esistono ma esiste Live Spaces
se chiedi loro l’ultima volta che si sono guardati intorno a curiosare fuori dal recinto, ti parlano di Apple II o di Red Hat 6
ma sono contenti così, perchè dentro al recinto c’è tutto, dentro al recinto sono a Casa.
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ciò è il pensiero che emerge dalla conoscenza di certi colleghi che hanno deciso da tempo di svendere la loro intelligenza e la loro libertà, con l’illusione di fare un gran lavoro, entusiasti delle tonnellate di cd inutili che la sottoscrizione msdn ti spedisce e gongolanti nelle targhe che la mamma ha consegnato loro
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