Ci sono pregiudizi tipici della provincia che sono trasversali e che scompaiono col tempo. La generazione dei miei nonni, piacentini, era mediamente diffidente dei “meridionali”. I loro figli hanno spostato l’obiettivo medio sugli immigrati, prima albanesi, poi rumeni, infine nordafricani. Si sta parlando di pregiudizi e di tendenze; quei pregiudizi che col tempo tendono a scomparire perché le nuove generazioni sono abituate a conoscere e non più a diffidare.
Posso quindi comprendere che alcune generazioni siano tradizionalmente disabituate a vedere l’omosessualità come una caratteristica umana assolutamente normale.
Ma non posso comprendere che un partito contemporaneo – a parte quelli filoclericali o quelli xenofobi – specialmente se di centrosinistra e nato negli anni ~2000, sia vago o ambiguo su questo argomento. Deve essere nel suo DNA la non-discriminazione, non ci può più essere un diritto di serie A per gli eterosessuali e tutto il resto di serie D. Il contrario sarebbe anacronistico.
Eppure un signore del Pd di Vicenza – tale Parolin – ha fatto notizia con le sue affermazioni « (…) Il PD, quando la smette di appoggiare proposte in difesa delle LOBBY omosessuali che accampano diritti di “sostegno”? (…) » esternate a commento del matrimonio tedesco tra Anna Paola Concia e la sua compagna. E c’è pure chi difende tale posizione in nome della libertà d’espressione.
Il Parolin è liberissimo di pensarla come vuole, a livello personale, sulle unioni e sulle adozioni per le coppie non eterosessuali, ma non può pretendere che il partito a cui è iscritto si faccia portavoce di affermazioni così sciocche e anacronistiche.
Si chiama laicità.
Tale diritto alla pari dignità sociale c’è anche nella Costituzione…
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.