Stamane c’era un po’ di foschia, nella Codogno che si alza presto.
La vita attuale corre più forte e decisa delle amarezze post-congressuali; mi fermo a leggere il corriere, sul quale spicca l’editoriale di Panebianco sulla legge in esame al Parlamento in merito alla fine vita.
Panebianco parla di zona grigia.
Ovvero quello spazio che il legislatore dovrebbe lasciare all’autoregolazione della società, intesa come l’adattamento del comportamento degli attori coinvolti in ogni drammatico caso in cui ci sia da decidere cosa fare di un individuo in stato vegetativo.
C’è solo una cosa di cui non parla, nel suo desiderio di un testo ‘liberale‘: il testamento biologico.
E’ come se il concetto di diritto individuale a decidere per se stessi attraverso un atto depositato fosse comunque precluso.
Mi sembra di leggere una ‘morale’: evitiamo lo strapotere dei giudici, ma anche l’ingerenza di eccessive visioni confessionali, lasciando esclusivamente la decisione a medici e famigliari.
Un po’ limitante, se mi posso permettere.