Dalle varie discussioni che nascono quotidianamente tra colleghi e amici, a cui mi capita (con piacere) di partecipare e di affrontare spesso con eccessivo trasporto, emerge che l’indottrinamento, le tradizioni e in generale le masse critiche comportamentali, creano un mix di falsità, FUD gratuito e leggende metropolitane, veramente duro da sciogliere.
E i paralleli si sprecano.
Da un lato strutture clericali e strutture politiche pilotano pezzi di opinione pubblica “castrata” e indifferente, alla volta di guerre sante inventate contro “eutanasia” e “distruzione della famiglia”… ma chi ha mai chiesto tutto questo?
Quali altri scuse verranno inventate, nascondendo i diritti ed annientando la libertà di persone che semplicemente vogliono essere libere di fare le proprie scelte (senza il minimo desiderio di scardinare la morale cristiana o relativizzare la cultura di una nazione)… ?!?
Parallelamente, mi accorgo come il discorso sul diritto d’autore, sia esso sul versante della produzione artistica multimediale, o del software, sia terribilmente viziato dalla dottrina delle grandi corporation – un po’ “Chiese” anche loro – che su questa preformattazione del pensiero hanno fatto poi la loro fortuna (e non certo quella della stragrande maggioranza degli artisti o degli autori del software stesso).
Arrivare a pensare che “vendere i byte” – per dirla alla Nicholas Negroponte – sia cosa sacrosanta e “logica” da business, è qualcosa che razionalmente confrontata con altre realtà di mercato appare come una pazzia, una deformazione.
Invece questa storpiatura si è sostituita nel pensare collettivo alla logica, ed è diventata “la norma”, lo status quo.
Cercare di riportare questi argomenti, sui binari di un ragionamento pesato, senza farmi trasportare dallo spirito dell’attivista di stampo “stallmanniano”, non è cosa facile, ma la determinazione nello scardinare i luoghi comuni non può morire, è una missione da portare avanti, tutti assieme.