Fulmini e ricordi
Era l’estate 1981 se non erro.
Quella del dramma del piccolo Alfredo caduto e morto in un pozzo a Vermicino, estate che rimane a lungo nella memoria, si attacca per emozioni, colori, ansie, drammaticità.
Spesso ero a cena da mia nonna, sul medesimo piano della palazzina a San Lazzaro, e concludevamo il pasto con l’anguria. Segnava la fine della serata con un tramonto che durava tanto, mi sembrava infinito.
A fine agosto si accorciava e subentravano le nubi, e i temporali, a volte (poche) erano violenti e spettacolari e incutevano timori, tanto che mettevamo le candele di San Biagio sulla finestra pregando la clemenza meteo.
Gesti e scaramanzia che scompaiono. Ma rimangono nella memoria insieme ai fulmini che coprivano enormi porzioni di cielo, e al rumore sordo e imponente dei tuoni.
Tornando a casa stasera ho visto gli stessi fulmini, larghi come tutto il cielo visibile.