La flessibilità in uscita…
Far saltare l’articolo 18, o “licenziare facile”…
Da qualunque parte la si guardi, penso che sia pericoloso affrontare un tema così complesso e delicato – Il Lavoro – con degli annunci spot che all’atto pratico destabilizzano soltanto.
“Libertà di licenziare per motivi economici” – come reciterebbe la lettera alla UE – è realmente uno strumento per dare maggiori possibilità ai datori di lavoro di “far uscire dall’azienda gli individui che non si sono inseriti nel meccanismo produttivo” o è la via per operare più facilmente grandi tagli?
Quali conseguenze sociali e ricadute economiche potrebbe avere una mossa del genere?
Lo squilibrio tra flessibilità in ingresso e in uscita sono enormi, e mostrano come sia zoppa la riforma Treu/Biagi fin qui attuata.
Imprese che mascherano il rapporto dipendente con contratti a tempo determinato, cocopro, e collaborazioni a partita iva, sfruttando il fatto che costi meno di un tempo indeterminato, cosa esattamente contraria alla logica: vuoi una cosa più comoda e flessibile per te? La paghi di più!
Sorriso amaro anche quando penso che tutti associno alla flessibilità in uscita solo la possibilità di licenziare… approccio quanto meno miope, visto che se io volessi ora cambiare ditta, dovrei rispettare da contratto 90 giorni di preavviso, e non è proprio una caratteristica di flessibilità far aspettare una ditta 3 mesi prima di potermi assumere.
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