si chiudono grandi e piccole pagine, della vita
come giustamente commentava mio cugino, si è chiuso definitivamente un pezzo consistente di storia
una storia di famiglia, certo, non la storia dei libri di scuola
è una storia che non racconterà nessuno al di fuori, e già per chi c’è dentro ed è due generazioni più recente è un po’ faticoso ricostruire
per me poi che ho vissuto in due famiglie e mezzo, dover sempre trovare un compromesso tra una storia prevalente, un’altra storia da conoscere, e la mia piccola storia da coltivare giorno per giorno, è stato qualcosa di strano e di amaro arrivare ancora adesso a chiudere questa pagina con tanti interrogativi, ma tant’è
perfino guardare vecchie diapositive, ieri sera, è stato deleterio
non tanto perchè lo si consideri scoperchiare vasi di nostalgia ed emozioni inespresse, quanto piuttosto perchè ho constatato che le divisioni create dal tempo o dai dissidi, o dalla tremenda combinazione dei due fattori, ancora oggi rimangono
un’intera generazione non c’è più a poter parlare ai cervelli e ai cuori di figli e nipoti, per farli riflettere, insieme
è come se il tumore che ha ucciso tutti i quattro nonni fosse, ancor più grave, nelle generazioni successive l’incapacità di costruire
contemporaneamente si chiude anche una pagina un po’ più piccola, quella di queste vacanze, un vero e proprio cambio di mente, diversi giorni passati senza neanche ricordare cosa possa essere quell’ufficio dove a breve dovrò tornare, in treno, come in treno ho concluso questa epifania per tornare a casa, coi piedi gelati che affondavano in una surreale stazione di codogno