Concetti che sembravano chiarissimi durante la campagna elettorale che ha eletto Sergio Cofferati: un anno fa, non il decennio che sembra passato ora che si guarda la terribile distanza tra progetto e risultati. Mi ricordo uno dei comizi conclusivi della campagna in Piazza Maggiore, con il “Cinese” che raccontava di come la chiave fosse attrarre e trattenere le intelligenze che transitavano da Bologna, dall’Università e dai suoi centri di ricerca. “Sta parlando a noi”, commentavo con una mia amica non-bolognese, ricercatrice universitaria.
Dopo pochi mesi invece la giunta, in nome della lotta al “degrado” (parola chiave del dibattito cittadino), si è già completamente allineata al ventre molle cittadino, molto più conservatore di quello che sembri. Il rischio è che chi venga a Bologna tra qualche anno non sappia distinguere se è capitato in Emilia, a Brescia o in una qualsiasi cittadina di provincia.
povera sinistra, neanche più il simbolo cofferati le è rimasto come baluardo…
la bologna rossa, universitaria, ricca di fermento, è al giorno d’oggi qualcosa che si respira in qualche strada o solo un prodotto di immaginazioni di stampo universitario (post-post-sessantottino)?
—– apropos bologna:
da Passepartout, scopro che a bologna (museo di palazzo poggi) c’è questa mostra assai affascinante: “RAPPRESENTARE IL CORPO: arte e anatomia da Leonardo all’Illuminismo”