l’ho visto sulla bolognina, e l’ho trovato simpatico, con molti punti di realtà, anche se con qualche banalità, a mio parere
innanzitutto l’equivalenza blogger=geek
la trovo poco sostenibile, o almeno nell’accezione di blogger come autoproclamata “blogstar“… poche delle cosiddette “blogstar” sono dei geek nel senso di appassionati di tecnologia/informatica e/o provenienti da tale mondo, piuttosto sono dei personaggi (o aggregazioni di ~) che dipendono (nella sfumatura di “tossicodipendenza“) – e qui la presentazione di feba ed elena – dalla classifica di blogbabel, dal numero di link/citazioni e di visite giornaliere, dai rank di technorati e di google…
so che anche i siti web d’informazione specializzata – che hanno scelto il blog (/nanopublishing) come forma di comunicazione – sono schiavi della pubblicazione a frequenza minima garantita, e che due giornate senza post comportano un calo di interesse e di audience nocivi; questo è andato a braccetto con il calo netto della qualità dei contenuti
ricordo che, qualche anno fà, molti geek e informatici di professione, bollavano come un’inutile perdita di tempo e soprattutto – attraverso la frase “non capisco perchè dovrei mettere i cazzi miei su Internet” – confondevano il fatto che una cosa si possa pubblicare col fatto che non si sia obbligati a leggerla
oggi, la maggioranza di quelle stesse persone, ha un blog personale, e c’è chi ci pubblica i cazzi proprio così come c’è chi lo usa per dare eco a eventi, comunicati, e informazioni di pubblica utilità
io lo uso per un mix di cose, a volte ci sono dei post che sono degli sfoghi, a volte sono la voce di iniziative di attivismo, e capita che qualche amico di scuola mi scriva dicendo che è aggiornato di certe cose che mi capitano nella vita grazie a questo blog
in fondo è una comunicazione efficace, tutto qua, ma il “celohodurismo” presentato penso che appartengo più ad un’anomalia che a un fenomeno caratteristico compulsivo
mmm io geek ho sempre avuto un blog 1.0, quasi privato, perchè il celholunghismo l’ho percepito da tempo e perchè mi piace essere geek incompreso tra i geek, in pratica geek alla quadra. Ovviamente faccio differenza rispetto a una definizione che ritengo già lusinghiera e per nulla legata alla figura decaduta del nerd. Però quell’intervento mi ha convinto a entrare nel 2.0 e mettere alla prova il mio celholunghismo, insomma non mi sono sentito migliore perchè integrato silenziosamente nel 2.0, invece mi sono sentito fuori dalle meccaniche sociali del fenomeno e dalla possibilità di osservarle come partecipante. In fondo siamo biologici e deboli e scartare a priori le necessità di gratificazione e visibilità non è a tutti i costi la strada giusta, mentre è possibile rischiare il coinvolgimento critico e costruire senso a partire da una pratica che io non trovo condannabile se non attraverso la presentazione ironica vista al Femcamp.
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